24 giugno 2024

Supply Chain Manager: cosa fa, stipendio, responsabilità e competenze

Quali sono le competenze e le responsabilità di un Supply Chain Manager? Quanto guadagna? Che competenze deve avere? Leggi l’articolo e scopri come diventare Supply Chain Manager!

Il Supply Chain Manager si occupa di gestire e ottimizzare la catena di approvvigionamento di un'azienda, garantendo che i prodotti arrivino al cliente finale in modo efficiente e al minor costo possibile. Ma cosa fa esattamente un Supply Chain Manager? Qual è il suo stipendio? Quali sono le responsabilità e le competenze richieste? E come si diventa un Supply Chain Manager? Scopriamolo insieme.

Ecco cosa esploreremo in questo articolo:

  • Cosa fa un Supply Chain Manager

  • Stipendio di un Supply Chain Manager

  • Responsabilità di un Supply Chain Manager

  • Competenze richieste

  • Come diventare un Supply Chain Manager

Cosa fa un Supply Chain Manager

Il Supply Chain Manager è responsabile della gestione di tutte le fasi della catena di approvvigionamento, che includono:

  1. Pianificazione della domanda: analizza i dati di vendita e prevede la domanda futura per garantire che l'azienda disponga delle scorte necessarie.

  2. Gestione degli approvvigionamenti: seleziona i fornitori, negozia i contratti e assicura che i materiali necessari siano disponibili quando richiesto.

  3. Produzione: coordina le attività di produzione per ottimizzare l'efficienza e ridurre i costi.

  4. Logistica e distribuzione: organizza il trasporto e la distribuzione dei prodotti finiti ai clienti.

  5. Gestione delle scorte: monitora e gestisce i livelli di inventario per evitare eccessi o carenze.

  6. Analisi e miglioramento continuo: analizza le performance della supply chain e implementa miglioramenti per aumentarne l'efficienza.

Stipendio di un Supply Chain Manager

Il salario di un Supply Chain Manager può variare notevolmente in base a diversi fattori come l'esperienza, la dimensione dell'azienda e la localizzazione geografica. In Italia, lo stipendio medio di un Supply Chain Manager si aggira intorno ai 50.000 - 70.000 euro annui. Tuttavia, i professionisti con molta esperienza o che lavorano in grandi multinazionali possono guadagnare fino a 100.000 euro all'anno o più.

Responsabilità di un Supply Chain Manager

Le responsabilità di un Supply Chain Manager sono molteplici e richiedono una grande attenzione ai dettagli e capacità di problem solving. Tra le principali responsabilità troviamo:

  • Supervisione delle operazioni quotidiane: garantire che tutte le fasi della supply chain si svolgano senza intoppi.

  • Gestione dei fornitori: mantenere relazioni forti e positive con i fornitori per assicurare la qualità e la tempestività delle forniture.

  • Ottimizzazione dei processi: identificare e implementare miglioramenti per ridurre i costi e aumentare l'efficienza.

  • Gestione delle crisi: risolvere rapidamente i problemi che possono sorgere lungo la supply chain, come ritardi nelle consegne o problemi di qualità.

  • Coordinamento interfunzionale: collaborare con altri dipartimenti aziendali, come vendite, marketing e finanza, per allineare le strategie aziendali.

Competenze richieste

Per diventare un Supply Chain Manager di successo sono necessarie una serie di competenze specifiche, tra cui:

  • Competenze analitiche: capacità di analizzare dati complessi per prendere decisioni informate.

  • Capacità di negoziazione: abilità nel negoziare contratti e condizioni favorevoli con i fornitori.

  • Competenze organizzative: capacità di gestire molteplici attività contemporaneamente e di coordinare team diversi.

  • Conoscenze tecniche: familiarità con i sistemi ERP (Enterprise Resource Planning) e software specifici per la gestione della supply chain.

  • Leadership: capacità di guidare e motivare il team per raggiungere gli obiettivi prefissati.

  • Flessibilità: capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e risolvere problemi in modo efficiente.

Come diventare un Supply Chain Manager

Diventare un Supply Chain Manager richiede un mix di formazione accademica, esperienza pratica e competenze specifiche. Ecco i passaggi principali:

  1. Formazione: conseguire una laurea in ingegneria gestionale, economia, logistica o in un campo correlato. Un master in supply chain management o un MBA può essere un vantaggio. L'area tematica Gestione d'Impresa, Export o Project Management di 24ORE Business School offre una serie di corsi a Milano, Roma o interamente online per formare imprenditori, export manager, manager d'azienda con competenze tecniche certificate di alto livello.

  2. Esperienza: accumulare esperienza lavorativa in ruoli correlati, come analista della supply chain, planner o coordinatore della logistica.

  3. Certificazioni: ottenere certificazioni riconosciute nel settore, come APICS Certified Supply Chain Professional (CSCP) o Certified in Production and Inventory Management (CPIM).

  4. Networking: partecipare a conferenze, seminari e associazioni professionali per creare una rete di contatti nel settore.

  5. Aggiornamento continuo: mantenersi aggiornati sulle ultime tendenze e tecnologie nel campo della supply chain attraverso corsi di formazione continua e lettura di pubblicazioni specializzate.

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Il ruolo del Supply Chain Manager è fondamentale per il successo di qualsiasi azienda che si occupi di produzione e distribuzione di beni. Con una solida formazione, competenze specifiche e un'esperienza significativa, è possibile intraprendere una carriera gratificante in questo campo dinamico e in continua evoluzione.

I trend della Supply Chain

Negli ultimi anni, i trend della Supply Chain hanno subito notevoli evoluzioni, influenzate da fattori tecnologici, economici e ambientali. Ecco alcuni dei principali trend emergenti, secondo Michele Palumbo, docente e coordinatore scientifico di alcuni dei Master in area logistica di 24ORE Business School.

Il futurologo Sean Culey ha coniato l'acronimo “Pal” Supply Chain, riferendosi ai tre principali driver di sviluppo della Supply Chain del futuro: personalizzazione, automazione e prossimità (locale).

Personalizzazione significa fondamentalmente orientamento al cliente (Amazon cita nella sua mission addirittura il termine ossessione). Nel mondo tradizionale, quello che abbiamo definito analogico, siamo stati abituati a segmentare i clienti, a creare dei cluster il più omogenei possibili, a cui rivolgersi per promuovere prodotti, servizi e creare bisogni mediante la spinta commerciale (push). Nelle aziende digitali accade qualcosa di completamente diverso: il singolo individuo che accede alla piattaforma ha un suo bisogno, unico e irripetibile e non abbiamo alcuna necessità di spingere con una campagna pubblicitaria per soddisfarlo, ma dobbiamo semplicemente ascoltarlo. Per ascoltare i bisogni di milioni di individui, che devono essere considerati come unici e irripetibili, ci vogliono delle capacità non umane: l'intelligenza artificiale in questo senso può abilitare la capacità di trattare big data.

Per automatica intendiamo che la Supply Chain del futuro sarà completamente trasparente, vale a dire visibile in tempo reale. Ci sono delle tecnologie che abilitano questa trasparenza (RFID, IoT, DLT/BlockChain, digital twin) che ci consentono di guardare che cosa accade agli elementi fisici, mentre questi si muovono lungo la Supply Chain. Siamo stati abituati a considerare i dati sempre riferiti al passato. Un po' come se guidassimo un'automobile guardando negli specchietti retrovisori. Potrebbe funzionare solo in un mondo in cui la strada è diritta, ma in un mondo che cambia così rapidamente è forse inutile, se non pericoloso, guidare guardando negli specchietti retrovisori. Così, non solo l'automobile avrà la guida autonoma, ma anche la Supply Chain sarà in grado di predire il futuro e lo farà sulla base di dati disponibili in tempo reale, piuttosto che sulla base di ciò che è già accaduto.

Infine, il terzo aspetto è la prossimità delle Supply Chain. Nell'attuale situazione mondiale la globalizzazione non è più un volano per l’economia mondiale, ma viene addirittura percepita come una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale. Nel passato le Supply Chain sono state disegnate ottimizzando il costo e in seconda battuta il servizio. Oggi non è più sufficiente, le Supply Chain del futuro dovranno confrontarsi con una terza dimensione: la resilienza. Bisogna diventare agili e non fragili. Ci sono delle grandi opportunità, lo sviluppo sostenibile può liberare benefici finanziari, operativi, ambientali e sociali se interpretiamo correttamente il concetto di resilienza.

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