13 marzo 2024

I successi di 24ORE Business School: dal master a Repubblica con Andrea Frollà

Scopri la storia professionale di un ex studente della nostra scuola. Ecco come il master ha influito sul suo iter professionale.

Andrea Frollà, romano, classe 1991, ci racconta il suo percorso nel campo del giornalismo, dopo la formazione in 24ORE Business School.

Andrea, di cosa ti occupi oggi e qual è il tuo percorso professionale?

Sono un giornalista, autore, conduttore e produttore freelance. Lavoro con Repubblica e con il Gruppo Gedi dal 3 giugno 2013, che è il giorno in cui è stato pubblicato il mio primo articolo su Affari&Finanza. Ho iniziato scrivendo di piccola e media impresa e di economia, poi nel tempo ho cercato di ampliare le mie competenze giornalistiche, sia esplorando il mondo degli eventi (moderazione, presentazione, conduzione) e della multimedialità (video, podcast, talk, documentari, ecc.), sia specializzandomi nei temi dell’economia digitale, dell’innovazione tecnologica e da ultimo dell’innovazione sostenibile.

Raccontaci come il Master conseguito alla 24ORE Business School ha contribuito alla tua formazione?

Ho frequentato il master in Informazione multimediale e giornalismo politico-economico nel biennio 2015-2016. È stata una palestra importante in termini di competenze e un’occasione unica in termini di network, professionale ma anche e soprattutto umano.

Qual è stata la forza del Master?

Sicuramente la diversificazione dei contenuti, dagli articoli scritti ai servizi radio, passando per i servizi televisivi e la produzione web, e l’esperienza professionale dei docenti.

Perché e a chi consiglieresti questo percorso?

Lo consiglierei a chi non ha ancora un bagaglio importante di competenze, o magari ha competenze limitate solo in uno o pochi ambiti e format giornalistici.

Cos’è per te il successo? Di quali ingredienti si compone dal tuo punto vista?

Se parliamo di successo professionale, oggi direi costruire un profilo votato al futuro, propenso all’innovazione e sostenibile nel lungo periodo, non legato a traguardi o successi estemporanei. Non credo che esista un ingrediente magico, così come non credo che sia sufficiente la passione, come si sente spesso ripetere. Credo che il punto di partenza debba essere sempre la messa a fuoco del proprio talento, in cosa siamo più bravi e cosa ci riesce meglio. Poi senza dubbio (specialmente in questo settore), ci vuole un mix di coraggio, ambizione, determinazione, lungimiranza, curiosità, lucidità e pazienza. Un tocco di fortuna non guasta mai e poi ci sono le persone, le menti e i talenti che incontri lungo il percorso, soprattutto quelle da cui poter imparare e assorbire.

Ritieni di aver raggiunto il successo?

Non saprei rispondere, personalmente non l’ho mai considerato un obiettivo anche perché la definizione di successo è molto relativa. Io sognavo di fare questo mestiere da quando avevo 14 anni e considero la realizzazione di questo sogno il più grande successo professionale della mia vita. Credo però che il successo debba essere inteso come la conseguenza del proprio lavoro e non come un obiettivo, altrimenti ci si carica di troppe aspettative o ancor peggio si coltiva la foga di raggiungere qualcosa che magari non è solido e si rivela effimero.

Ci sono degli errori grazie ai quali sei diventato il professionista di oggi?

Non mi considererei umano se non avessi fatto errori in oltre dieci anni di lavoro. Ce ne sono sicuramente tanti, ma fortunatamente non ho mai commesso errori gravi. Se tornassi indietro forse mi butterei prima in alcune avventure professionali che ho rimandato spesso prima di intraprendere. Al tempo stesso, penso sempre che questi errori di attesa siano stati in parte anche una fortuna, perché in fondo ho concesso a me stesso il giusto tempo per essere pienamente consapevole dei rischi e delle opportunità.

Nel tuo percorso professionale e umano c’è o c’è stata una persona o un personaggio fonte d’ispirazione? Insomma, chi è il tuo modello di successo?

Lascio stare i mostri sacri del giornalismo e della televisione, da cui comunque ho sempre cercato di rubare qualcosa, e dico senza esitazione mio padre.

Condividi con noi il tuo sogno lavorativo?

Mi piacerebbe creare o guidare una media company o una casa di produzione che abbia l’ambizione di portare i temi dell’economia, dell’innovazione e della digitalizzazione in televisione e magari anche sul grande schermo. Creare racconti, storie e format in grado di resistere nel tempo, lasciare una traccia e aiutare le persone a orientarsi.


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Autore: Maria Teresa Melodia, Head of Social & Digital Content e giornalista professionista



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