02 dicembre 2025

Storie di successo: dal master ad account director con Gabriele Ciullo

Scopri la storia professionale di un ex studente della nostra scuola. Ecco come il master ha influito sul suo iter professionale.

Classe 1981, da Brindisi a Milano: è qui che Gabriele Ciullo ha costruito, con passione e determinazione, la sua carriera nel mondo della comunicazione e delle PR, vantando quasi 20 anni di esperienza professionale. Ex studente di 24ORE Business School, Gabriele racconta un percorso fatto di creatività, resilienza e visione strategica. Oggi alla guida del team Corporate di BPRESS, integra approccio giornalistico e consulenza di marketing per aiutare brand e organizzazioni a esprimere il proprio valore, anche nei contesti più complessi. Un’intervista che mette al centro le persone, le scelte e l’autenticità.


Gabriele, di cosa ti occupi oggi e qual è il tuo percorso professionale?

Oggi sono responsabile del team di comunicazione Corporate di BPRESS, una tra le principali agenzie indipendenti di comunicazione e PR in Italia. Mi occupo di progetti strategici per aziende italiane e internazionali nei settori più diversi, come innovazione, fintech, agritech, industria manifatturiera. Le attività spaziano dalle media relation alla gestione dei canali digitali istituzionali, dalla formazione manageriale al reputation management, fino alla gestione delle crisi (crisis management). Il mio percorso è iniziato nel giornalismo, che mi ha insegnato a saper ascoltare e a costruire storie che arrivano alle persone. Poi mi sono spostato nel marketing e nella comunicazione, sviluppando una prospettiva più ampia su come i brand interagiscono con la società e con i loro stakeholder. Il Master di 24ORE Business School mi ha permesso di fare una bella esperienza in un’importante tv internazionale che si occupa di sport ed entertainment, proprio nell’anno dei Giochi Olimpici di Pechino. E da circa 18 anni lavoro in consulenza PR, guidando strategie e team per affiancare aziende che vogliono posizionarsi con credibilità in contesti sempre più complessi.

Raccontaci come il Master conseguito alla 24ORE Business School ha contribuito alla tua formazione?

Ho frequentato il Master in Marketing, Comunicazione e Nuove Tecnologie di 24ORE Business School, correva il 2007, poi il titolo del master è cambiato, adattandosi all'evoluzione digitale. Venivo da un percorso universitario d'interfacoltà in Scienze della Comunicazione, a cavallo tra Lettere ed Economia. Per me è stato un passaggio decisivo, non solo per le competenze acquisite, ma soprattutto perché ha rappresentato un vero ponte tra il mondo accademico e la realtà concreta delle aziende e delle agenzie. Quelle nuove tecnologie citate nel titolo erano all’epoca qualcosa di pionieristico. Si parlava di digital marketing, di CRM, di strategie online, in un momento in cui il digitale stava appena iniziando a trasformare la comunicazione. Guardandolo oggi, posso dire che quel master è stato un precursore di ciò che sarebbe diventata una parte fondamentale del nostro mestiere: la comunicazione digitale, l’integrazione tra dati e storytelling, tra creatività e misurazione.

Molti dei miei colleghi di corso hanno trovato subito collocazione in ruoli legati al digital marketing, al social media management, alle vendite online o al CRM, percorsi che già allora avevano un’offerta di lavoro più ampia e carriere più rapide e spesso più remunerative. Io, che ero ancora innamorato del mondo del giornalismo, ho scelto invece di restare più vicino alla dimensione narrativa e strategica della comunicazione, con la consapevolezza che la tecnologia avrebbe cambiato per sempre il modo di costruire relazioni tra brand e persone.

Qual è stata la forza del Master?

La forza del master sta nell’equilibrio tra teoria e pratica. Le lezioni erano arricchite da testimonianze di professionisti che portavano casi reali, permettendoci di misurarci con i problemi e le sfide del mercato. E poi la rete: docenti, giornalisti, compagni di corso, ospiti. Persone con cui ancora oggi mi confronto e collaboro abitualmente.


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Perché e a chi consiglieresti questo percorso?

Lo consiglierei a chiunque ambisca a diventare un professionista capace di muoversi tra visione e operatività. È un percorso che offre strumenti concreti e che insegna a collegare creatività, strategia e obiettivi di business. In particolare per chi sente il bisogno di un trampolino di lancio verso il mondo manageriale, perché permette di capire come funziona davvero un’azienda, come si prendono le decisioni e come si misurano i risultati. In un settore complesso e in continua trasformazione come quello della comunicazione, questo tipo di preparazione fa la differenza tra chi fa comunicazione e chi la guida.

Cos’è per te il successo? Di quali ingredienti si compone dal tuo punto vista?

Per me il successo non è un traguardo statico, ma la possibilità di crescere, continuare a imparare e poter lasciare un impatto positivo in quello che faccio. Ma soprattutto, oggi credo che il successo non possa prescindere dall’equilibrio tra lavoro e vita personale. Non è solo una questione di tempo o di soldi, ma di energia e di qualità: riuscire a dedicarsi ai propri progetti senza sacrificare la serenità, la salute mentale, la curiosità per ciò che accade fuori dall’ufficio. Il vero successo per me è riuscire a fare bene il mio lavoro senza rinunciare a vivere bene. Gli ingredienti fondamentali per far bene in questo mestiere sono: la curiosità, per non smettere mai di imparare; la disciplina, per portare a termine i progetti anche quando la strada è lunga e contorta; il coraggio, perché ne serve tanto, per esporsi, prendere decisioni, sopportare e difendere le proprie idee, con pazienza e umiltà. Perché se è vero che nessun successo è mai individuale, è altrettanto vero che per costruire relazioni solide e di alto profilo bisogna essere impermeabili alle lusinghe dell’ego e capaci di ascoltare davvero.

Ritieni di aver raggiunto il successo?

Dipende da cosa si intende per successo. Ho avuto la fortuna di guidare progetti importanti, di lavorare con aziende e persone che stimo e di costruire un percorso professionale solido. Ma il successo per me è tutt'altra cosa. C’è sempre un prossimo obiettivo, una nuova sfida da affrontare, ma metto sempre al primo posto il benessere fisico e mentale.

Ci sono degli errori grazie ai quali sei diventato il professionista di oggi?

Certamente, potrei passare settimane a elencarli. L’errore più ricorrente è stato quello di sopravvalutare la velocità rispetto alla profondità. Ho imparato che non sempre arrivare primi conta. Spesso è più importante arrivare con un pensiero ben costruito e con una visione di lungo periodo. Alcuni inciampi mi hanno insegnato quanto siano importanti la pazienza e la preparazione, due qualità che nella consulenza non è sempre facile coltivare. In questo lavoro ci si muove rapidamente tra temi, settori e persone diverse. Serve la capacità di adattarsi in fretta, mentre per il cliente tu resti sempre lo stesso punto di riferimento. Quello che deve conoscere a fondo il contesto, anticipare le tendenze e fornire risposte solide. È in questo equilibrio tra velocità e profondità che si gioca la vera partita.

Nel tuo percorso professionale e umano c’è o c’è stata una persona o un personaggio fonte d’ispirazione?

Non sono mai stato attratto dai modelli di vita. Più che una persona in particolare mi hanno sempre ispirato le figure che hanno saputo unire competenza e umanità. Nella storia della comunicazione ci sono molti professionisti che hanno saputo interpretare i cambiamenti con visione e lucidità, in alcuni casi senza perdere la capacità di ascoltare. Non voglio fare nomi, ma ho avuto la fortuna - soprattutto all’inizio della mia carriera - di lavorare con capi tosti, esigenti, a tratti duri, ma che mi hanno insegnato due cose fondamentali: essere scrupoloso, senza lasciare mai nulla al caso, e al tempo stesso a cavarmela anche quando non mi sentivo all’altezza. Quelle lezioni, spesso apprese nei momenti più impegnativi, sono diventate parte del mio modo di concepire il lavoro.

Condividi con noi il tuo sogno lavorativo?

Non vi nascondo che il mio sogno per il futuro è lavorare meno, privilegiando la qualità. In generale, mi piacerebbe focalizzarmi su progetti che abbiano un impatto reale, ad esempio nel campo della sostenibilità, del benessere aziendale e della responsabilità sociale. Mi piace l’idea di contribuire a costruire valore non solo per gli azionisti, ma per le persone e per i territori in cui le aziende operano. In prospettiva, mi piacerebbe guidare la comunicazione di un’organizzazione o di un brand che senta l’urgenza di rafforzare la propria reputazione attraverso progetti autentici, nati dal dialogo con gli stakeholder istituzionali e sociali. Credo molto nella comunicazione come leva di trasformazione, non come un mero strumento promozionale. Un veicolo per informare e costruire nel tempo cultura e fiducia.


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Autore: Maria Teresa Melodia



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