21 febbraio 2024

I successi di 24ORE Business School: dal master a Chief Design Officer con Matteo Battiston

Scopri la storia professionale di un ex studente della nostra scuola. Ecco come il master ha influito sul suo iter professionale.

Matteo Battiston, milanese classe 1976, ci racconta il suo stimolante percorso multidisciplinare nel campo della comunicazione, dopo la formazione in 24ORE Business School.

Matteo, di cosa ti occupi oggi e qual è il tuo percorso professionale?

Sono Chief Design Officer del Gruppo EssilorLuxottica che significa guidare un gruppo di 12 centri stile in 4 continenti. Ray-Ban, Oakley, Persol, Prada, Chanel, Oliver Peoples, Versace sono solo alcuni dei 45 brand tra lifestyle, sport e lusso di cui creiamo le collezioni eyewear. È un’organizzazione di più di 150 designer che si occupano di stile, ricerca, tendenze, brand language, concept design, packaging e che ho avuto l'opportunità di contribuire a costruire negli ultimi 10 anni aiutando a rivoluzionare il ruolo del designer in azienda verso una sempre maggiore centralità. Temi di cui mi sono occupato fin dal principio della mia carriera, inseguendo il sogno di unire comunicazione di brand e design di prodotto. Un’aspirazione che mi ha portato a deviare da un percorso canonico rispetto ai miei studi in Economia e Legge per abbracciare l’ambito progettuale che ho trovato prima in uno studio multidisciplinare di industrial design e poi come direttore dell’Istituto Europeo di Design. Forse non il percorso professionale più lineare ma del quale ripeterei ogni curva.

Raccontaci come il Master in Marketing Communication and Digital Strategy conseguito alla 24ORE Business School ha contribuito alla tua formazione?

Il master ha giocato un ruolo importante nel percorso di ricerca delle mie aspirazioni. Contenuti e punti di vista mi hanno permesso di acquisire competenze di base all’inizio della mio iter professionale ma soprattutto consapevolezza sulle mie reali aspirazioni. Hanno cominciato a maturare durante il master e grazie a questo percorso formativo alcune domande fondamentali sul tipo di realizzazione che avrei cercato di inseguire, aperture su ambiti che avrei difficilmente esplorato e curiosità verso territori inediti che hanno in seguito costituito carburante per i primi anni di apprendistato.

Qual è stata la forza del Master?

Come tutti i percorsi formativi, questo - non meno di altri - rappresenta una fonte solida di contenuti e racchiude la speranza di indirizzare verso un futuro in cui intravediamo le nostre ambizioni. C’è di fatto molto di più, nascosto nella rete di relazioni tra docenti e colleghi che tesse piano piano la sicurezza di ciò che cerchiamo di diventare.

Perché e a chi consiglieresti questo percorso?

Lo consiglio a quei giovani studenti che ancora non hanno mirato con risoluta definizione la strada per il loro futuro. Non abbiate il timore di decidere oggi chi sarete domani perché potreste trovare nelle curve un gusto maggiore rispetto alle velocità dei rettilinei, come è successo a me. Percorsi ampi e introduttivi aiutano a darci la bussola, non la cartolina di una destinazione. Strumenti che si possono con sicurezza trovare in master come questo.

Cos’è per te il successo? Di quali ingredienti si compone dal tuo punto vista?

Penso che ognuno di noi sia destinato a cambiare nel tempo la definizione che diamo alla parola successo. La immaginiamo in principio, cerchiamo poi di piegarla agli eventi, la riallineiamo rispetto a sogni ed esigenze che cambiano nella nostra vita. Ci sono tuttavia delle costanti a cui rimane legata, come i concetti di realizzazione, evoluzione e utilità. Ho sempre dissociato - forse in principio con il giusto grado di incoscienza - il successo dallo status sociale e dalla realizzazione economica. Questo mi ha permesso quelle deviazioni che si sono in seguito trasformate nelle più importanti e gravide opportunità. Ho con ossessione sempre inseguito felicità e curiosità rispetto a ruoli ed economie, il che ha permesso di relegare i secondi a conseguenza della mia carriera, non a motore.

Passione, umiltà, capacità di ascolto e inclinazione ad abbracciare punti di vista differenti sono per me stati ingredienti fondamentali nella ricetta di una traiettoria di successo.
Ognuno di noi determina quali siano i punti cardinali su cui centrare le decisioni che determinano il nostro futuro. Al centro di questa personale mappa è sempre rimasto ancorato il desiderio di costruire esperienze significative per me e per chi lavora assieme a me. Scoprire che il perché e il come abbiano sovente la priorità sul cosa. Una gerarchia che ha rappresentato per me l’ingrediente base per il successo. Forse anche l’unica che ho sempre rispettato.

Ritieni di aver raggiunto il successo?

Difficile autodefinire se abbia personalmente raggiunto il successo ma diciamo che mi trovo ben oltre dove avrei sognato di essere quando sedevo sui banchi di scuola.

Ci sono degli errori grazie ai quali sei diventato il professionista di oggi?

Parecchi, e li rifarei uno alla volta. Viviamo in una società che stigmatizza l’errore senza attribuirne il giusto portato di scoperta e consapevolezza. Guardandoci attorno con un filo di curiosità e attenzione scopriamo che tutto ciò che definiamo meraviglia nel mondo naturale è frutto di errori e discontinuità. Sempre. Perché mai dovrebbe essere differente per le nostre vite? Diffidiamo degli algoritmi, anche quelli che ci siamo autodeterminati. Releghiamoli al loro ruolo funzionale e lasciamo spazio a imprevedibilità e intuizione: con buona probabilità ci faranno scoprire territori per i quali ne è valsa la pena.

Mi capita sovente di raccontare il mio percorso professionale e incontrare lo sguardo sorpreso di chi fatica ad associare stile e creatività a studi economici. Ben venga l’errore, non starei scrivendo queste righe senza.

Nel tuo percorso professionale e umano c’è o c’è stata una persona o un personaggio fonte d’ispirazione? Insomma, chi è il tuo modello di successo?

Ho avuto la fortuna e il privilegio di lavorare al fianco di un faro dell’imprenditoria italiana e mondiale come Leonardo Del Vecchio. Un gigante del quale ho potuto osservare da una posizione privilegiata lo spessore umano e la capacità di guardare più lontano. Un uomo incapace di vedere complicazione dentro ai sistemi più complessi e guidato dal sogno di essere il più bravo, non il più ricco. Di lui mi rimarrà sempre impressa nella memoria un’affermazione: “di tutto il valore che ho costruito nella mia vita, l’unico che non è scambiabile è la mia reputazione”. In queste, tra le poche parole rintracciabili tra le sue innumerevoli azioni, rimane iscritto il lascito di un maestro che ha saputo riscrivere il codice di ciò che oggi e sempre considererò valore.

Condividi con noi il tuo sogno lavorativo?

Quello che mi ha spinto a intraprendere una carriera nel design di prodotto è stato il sogno di disegnare uno spazzolino da denti. Non l’ho mai realizzato. Chissà, magari un giorno.


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Autore: Maria Teresa Melodia, Head of Social & Digital Content e giornalista professionista



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