26 luglio 2022

Cosa fa il Supply Chain Manager

Michele Palumbo risponde alla rubrica "Cosa fa il Supply Chain Manager"

Cosa fa il Supply Chain Manager?

Il Supply Chain Manager è un esperto di logistica. L’etimologia del termine “logistica” ci aiuta a comprendere qualcosa di più su questa antica disciplina. La radice del termine logistica è infatti “logos”, che in latino vuol dire “verbo”: parola come manifestazione del pensiero, della ragione, della logica. Tutti questi concetti sono fondamentali per una corretta gestione della logistica, che fa della comunicazione uno dei suoi fattori critici di successo. In questo senso, la logistica è una disciplina complicata. “Complicato” deriva dal latino, “cum plicas”, ovvero "con le pieghe", immaginate quindi un lenzuolo stropicciato. “Explicare”, spiegare, distendere queste pieghe è il mestiere della logistica: rendere semplice ciò che è complicato, con una sequenza, come se fosse una catena (appunto supply chain), di eventi, attività e processi che è necessario rendere i più semplici possibili. Nel nuovo millennio la logistica è diventata un sistema molto articolato: una sorta di ecosistema collaborativo nel quale ogni azienda collabora portando il meglio delle sue competenze. Esternalizzando, non si delegano più solo funzioni non core, ma si delegano funzioni strategiche. Nasce un nuovo concetto: l'azienda estesa, della quale la logistica è la spina dorsale, in questo senso si parla di Supply Chain Management.

Come diventare Supply Chain Manager?

In tanti anni, non ho trovato una sintesi migliore di quella che Donald Bowersox - uno dei maestri di questa materia - ha utilizzato come premessa di uno dei suoi celebri manuali. Si tratta di una storia dell’antica Roma, probabilmente di un funzionario logistico di Giulio Cesare, che tuttavia è di una ironia e contemporaneità eccezionale:

- L’esperto di logistica appartiene a una razza di uomini tristi e delusi, molto apprezzati in tempo di guerra, ma destinati a sprofondare, loro malgrado, in una condizione di oscurità in tempo di pace. Questi uomini si occupano solo di fatti ma si trovano a dover lavorare per altri che trafficano in teorie. Emergono in tempo di guerra perché la guerra è per definizione un fatto. Coloro che trafficano in teorie, invece, sono quelli che danno lavoro agli esperti di logistica in tempo di guerra e poi li ignorano in tempo di pace. Sono i generali. Costoro appartengono ad un felice popolo eletto e diffondono un senso di fiducia e di potenza. Si cibano esclusivamente d’ambrosia e bevono solo nettare. In tempo di pace sono pieni di boria e si sentono capaci di conquistare il mondo intero spostando bandierine su una carta geografica. Indicano con un dito i varchi da sfondare e con il dorso della mano le gole da chiudere e gli sbarramenti da costruire. In tempo di guerra, invece, sono meno boriosi perché frenati dagli esperti di logistica che, nei momenti più inattesi, rammentano loro che certe cose non sono possibili. È per questo che in tempo di guerra i generali temono gli esperti di logistica e in tempo di pace non ne tengono conto. A fianco dei generali vi sono gli specialisti di strategia e di tattica, un’altra razza disprezzata dagli esperti di logistica. Questi specialisti non sanno nulla degli esperti di logistica finché, crescendo, non diventano anch’essi dei generali, un caso per nulla insolito. A volte anche un esperto di logistica può diventare un generale. In questo caso, lo sfortunato deve frequentare altri generali che odia, ha un seguito di specialisti di strategia e di tattica che disprezza e, ironia della sorte, è consigliato da un esperto di logistica che teme. È per questo che gli esperti di logistica che diventano generali hanno sempre l’ulcera e non riescono a mangiare l’ambrosia-

Quali sono i nuovi trend del settore?

Il futurologo Sean Culey ha coniato l'acronimo “Pal” Supply Chain, riferendosi ai tre principali driver di sviluppo della Supply Chain del futuro: Personalizzazione, Automazione e Prossimità (Locale)

Personalizzazione significa fondamentalmente orientamento al cliente (Amazon cita nella sua mission addirittura il termine ossessione). Per esemplificare faremo riferimento alla distinzione fra il mondo analogico e quello digitale. Nel mondo tradizionale, quello che abbiamo definito analogico, siamo stati abituati a segmentare i clienti, a creare dei cluster il più omogenei possibili, a cui rivolgersi per promuovere prodotti, servizi e creare bisogni mediante la spinta commerciale (push). Nelle aziende digitali accade qualcosa di completamente diverso: il singolo individuo che accede alla piattaforma ha un suo bisogno, unico e irripetibile e non abbiamo alcuna necessità di spingere con una campagna pubblicitaria per soddisfarlo, ma dobbiamo semplicemente ascoltarlo. Per ascoltare i bisogni di milioni di individui, che devono essere considerati come unici e irripetibili, ci vogliono delle capacità non umane: l'intelligenza artificiale in questo senso può abilitare la capacità di trattare big data.

Per automatica intendiamo che la Supply Chain del futuro sarà completamente trasparente, vale a dire visibile in tempo reale. Ci sono delle tecnologie che abilitano questa trasparenza (RFID, IoT, DLT/BlockChain, digital twin) che ci consentono di guardare che cosa accade agli elementi fisici, mentre questi si muovono lungo la Supply Chain. Siamo stati abituati a considerare i dati sempre riferiti al passato. Un po' come se guidassimo un'automobile guardando negli specchietti retrovisori. Potrebbe funzionare solo in un mondo in cui la strada è diritta, ma in un mondo che cambia così rapidamente è forse inutile, se non pericoloso, guidare guardando negli specchietti retrovisori. Se davanti a me ci sono molte curve posso avvalermi di radar e sensori che siano in grado di interpretare ciò che abbiamo davanti meglio e più velocemente dell’occhio umano. Così, non solo l'automobile avrà la guida autonoma, ma anche la Supply Chain sarà in grado di predire il futuro e lo farà sulla base di dati disponibili in tempo reale, piuttosto che sulla base di ciò che è già accaduto.

Infine, il terzo aspetto è la prossimità delle Supply Chain. Le Supply Chain globali hanno infatti dimostrato un’estrema fragilità. Nell'attuale situazione mondiale la globalizzazione non è più un volano per l’economia mondiale, ma viene addirittura percepita come una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale. Nel passato le Supply Chain sono state disegnate ottimizzando il costo ed in seconda battuta il servizio. Oggi non è più sufficiente, le Supply Chain del futuro dovranno confrontarsi con una terza dimensione: la resilienza. Bisogna diventare agili e non fragili. Ci sono delle grandi opportunità, lo sviluppo sostenibile può liberare benefici finanziari, operativi, ambientali e sociali se interpretiamo correttamente il concetto di resilienza.

A chi consiglierebbe un Master in Logistica e Supply Chain?

Un Master in Logistica e Supply Chain di 24ORE Business School è consigliato a tutti coloro che sono interessati a conoscere non solo le basi teoriche di questa disciplina, ma anche le leve per sviluppare una Supply Chain di successo confrontandosi con prestigiose realtà che hanno raggiunto risultati concreti. Conoscenza delle teorie più accreditate e continuo confronto con Supply Chain Manager impegnati quotidianamente nelle sfide più importanti del mondo contemporaneo, sono gli ingredienti di un percorso altamente formativo e con elevati livelli di gradimento

Michele Palumbo è docente e Coordinatore Scientifico di alcuni dei Master in area Logistica di 24ORE Business School.

Scopri l'offerta formativa in tema:



Leggi di più

Altre news che potrebbero interessarti