27 marzo 2024

Algoretica: le sfide dell’Intelligenza Artificiale per un nuovo Umanesimo Digitale secondo Padre Paolo Benanti

Resoconto del primo incontro della serie AI Revolution: The Business Game-Change con protagonista Padre Paolo Benanti, professore presso la Pontificia Università Gregoriana.

Si è svolta lunedì 25 marzo presso la sede milanese di 24ORE Business School la conversazione tra il docente Alberto Maestri e Padre Paolo Benanti, professore presso la Pontificia Università Gregoriana, presidente della commissione sull’intelligenza artificiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Board of Change Makers di 24ORE Business School.

La centralità dell'intelligenza artificiale e una serie di incontri per parlarne in 24ORE Business School

Il potere e il potenziale dell’intelligenza artificiale sono sotto gli occhi di chiunque, e le analisi non lasciano spazio a dubbi. Viviamo infatti un'epoca in cui l'IA sta diventando sempre più pervasiva nella nostra vita quotidiana - dalle decisioni finanziarie alle diagnosi mediche di precisione. Un numero su tutti: l’AI industry moltiplicherà il proprio valore 13 volte nei prossimi 7 anni, e già entro pochi mesi darà lavoro a 100 milioni di professionisti estremamente competenti. In altre parole, in breve l’AI diventerà elemento catalizzatore e driver della trasformazione digitale di qualsiasi organizzazione, azienda, brand, società. 

Per questo è nata AI Revolution: The Business Game-Change: una serie di incontri organizzati da 24ORE Business School che ho il piacere di moderare, durante i quali vengono coinvolti alcuni dei più importanti e rivoluzionari pensatori, professionisti e key opinion leader italiani e internazionali discutendo dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale rispetto a diversi settori economici e ambiti professionali.

La partenza di questa nuova serie non poteva essere più interessante e illuminante grazie al contributo, al pensiero e alle parole di Padre Paolo Benanti, autore prolifico in equilibrio ed esplorazione tra tecnologia e persona; lo stesso Padre Paolo Benanti fa parte - come unico esperto italiano - del prestigioso High-level Advisory Body on Artificial Intelligence, l’organo consultivo sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite

L’algoretica come prospettiva di trasformazione digitale

L’algoretica è un tema centrale delle sue riflessioni e lo è stato anche per il nostro inizio di conversazione. Il termine è citato per la prima volta nel libro dello stesso Padre Benanti dal titolo Oracoli. Tra algoretica e algocrazia, pubblicato da Luca Sossella Editore nel 2018, e rappresenta ormai una prospettiva centrale nell'ambito dell'intelligenza artificiale.

Essa si concentra non solo sullo sviluppo tecnologico in sé, ma anche e soprattutto sulle implicazioni etiche, sociali e umane di tale sviluppo. Proprio l’importanza del termine è valsa il suo inserimento nell’Enciclopedia Treccani. È un concetto che ci invita a riflettere non solo sulle capacità delle macchine, ma anche su come esse interagiscono con le persone e influenzano la società nel suo complesso.

In effetti, diventa sempre più essenziale e urgente garantire che l’AI sia sviluppata e utilizzata in modo responsabile e etico rispetto agli interessi delle grandi piattaforme globali e dei soggetti privati, con un'attenzione particolare al rispetto dei diritti umani e alla promozione del benessere sociale diffuso.

Facciamo un esempio di riflessione algoretica: immaginiamo di usare una famiglia di algoritmi all’interno di una macchina a guida autonoma, a cui chiediamo di accompagnarci in aeroporto. Lo scopo è chiaramente di arrivarci il prima possibile: se però l’algoritmo scopre un “bug” nel sistema, per cui investendo le persone e non fermandosi ai semafori si arriva prima, chi lo ferma?

Il ruolo dell’Europa per la tutela della persona

In questo contesto, l'AI Act Europeo emerge come una pietra miliare nel (promettere di) regolare e armonizzare l'uso dell'intelligenza artificiale. Si tratta della prima forma di regolamentazione continentale: la regolamentazione europea funziona considerando quella che è l’identità europea, un mercato comune fatto di cittadini. Queste forme di regolamento proteggono il consumatore-cittadino. Pensiamo anche al GDPR: nessuno può profilarci se noi non acconsentiamo. L’AI Act funziona alla stessa maniera, proteggendo i cittadini-persone da un uso indiscriminato dell’AI.

Padre Paolo Benanti ha giustamente descritto questo atto normativo come "una cintura di sicurezza per l'Europa" e "un dispositivo di un’Europa che mette al centro la persona". Il suo obiettivo è quello di garantire un equilibrio tra l'innovazione tecnologica e la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini e delle persone europee. Si tratta di un approccio che riconosce che la tecnologia dovrebbe servire gli interessi umani, non dominarli. L'AI Act Europeo promuove la trasparenza, la responsabilità e la fiducia nell'uso dell'IA, consentendo nel contempo l'innovazione e lo sviluppo tecnologico. È un esempio di come la legislazione possa accompagnare il progresso tecnologico, garantendo che questo avvenga in modo sostenibile e rispettoso.

Le macchine potranno mai avere un cuore?

La domanda, alla fine, è giunta spontanea anche per via di un articolo pubblicato dallo stesso Padre Benanti, dal titolo Finding the heart and soul of AI: le macchine possono, o potranno mai, fare reale esperienza del mondo? e magari avere un cuore? Noi siamo ancorati al concetto di intelligenza artificiale dato da Alan Turing nel suo imitation game, secondo cui nel momento in cui non riusciamo più - come esseri umani - a distinguere se stiamo parlando con una macchina oppure con una persona, la macchina è intelligente come la persona. Ma l’idea di un’indistinguibilità formale dice un’essenza? 

Se io spengo un robot lo riaccendo, se spengo la persona umana non riesco: c’è una differenza sostanziale tra funzionare ed esistere.

Oggi abbiamo algoritmi che imitano affetti e robot cooperativi usati (per esempio) con gli anziani che fanno sentire a proprio agio le persone; ma la macchina non prova assolutamente nulla. La domanda, allora, torna: che limiti dobbiamo darci e dare a questa facoltà di imitazione? Anche per tutela degli utenti più fragili, i quali potrebbero essere ingannati.

La ricetta per un futuro AI-driven che sappia davvero di futuro

Per concludere, possiamo immaginare una ricetta come persone e professionisti per usare l’AI in modo consapevole ed efficace? 

Secondo Padre Benanti, la prima domanda a cui rispondere allo stimolo appena condiviso è la seguente: tra homo sapiens e machina sapiens, dobbiamo mettere in atto una battaglia evolutiva (homo sapiens vs machina sapiens) o un modello sintetico (homo sapiens + machina sapiens)? Non sarà l’AI che farà estinguere professioni e competenze, ma coloro che sapranno usare la stessa AI faranno estinguere quelli che invece saranno in rincorsa o tagliati fuori. A patto che all’essere umano sia lasciato sempre uno spazio significativo nel controllo dei processi.

Dove setteremo l’asticella, sarà la società che avremo domani.


Il prossimo appuntamento della talk series AI Revolution: The Business Game-Change è in programma il 16 maggio 2024, dalle 16.30 alle 17.30, in conversazione con Massimo Chiriatti, Chief Technology & Innovation Officer per l'Infrastructure Solutions Group (ISG) di Lenovo Italia, autore di Incoscienza Artificiale (LUISS University Press, 2021) e #Humanless. L’Algoritmo Egoista (Hoepli, 2019), con il quale esploreremo il tema dell’AI-xperience. Può l'Intelligenza Artificiale fare esperienza del mondo?.


Autore: Alberto Maestri, Managing Partner & Board Member GreatPixel




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