12 aprile 2023

Trasformazione digitale: a che punto sono le aziende italiane?

Come aiutare le aziende italiane ad accelerare la propria trasformazione digitale per coglierne le opportunità e minimizzare i rischi, con Laura Zanfrini - CEO di ZaLa Consulting srl e docente di 24ORE Business School.

Affrontare l’arrivo di tecnologie "distruttive", secondo un’indagine McKinsey, è in cima alle priorità 2023 dei CEO mondiali.

In Italia la situazione sembra essere diversa: molte aziende e molti/e manager si stanno ancora domandando quali siano i vantaggi della trasformazione digitale e quali benefici possono derivare, per le organizzazioni italiane, da investimenti in intelligenza artificiale (IA).

L’impatto della trasformazione (distruzione) digitale 

Era il 2019. Il 41% dei Ceo intervistati da Workfront prevedeva che, nei 5 anni successivi, il proprio modello di business sarebbe stato spazzato via dalla “digital disruption”. Solo l’8% riteneva che il proprio business sarebbe sopravvissuto.

Se dovessimo avere dei dubbi sull’ottimismo dei Ceo, Thomas M. Siebel non si discosta di molto. Nel suo libro Digital Transformation, parla infatti di era dell’estinzione di massa, citando due dati: in vent’anni, dal 2000, il 52% delle aziende Fortune 500 (grandi, con clienti, soldi, risorse umane, tecnologie all’avanguardia, ...) sono “scomparse" perché comprate, fuse o fallite; si stima che il 40% delle aziende attualmente esistenti chiuderà i battenti entro 10 anni. Guardiamoci attorno, circa la metà delle organizzazioni con cui facciamo affari potrebbe non esserci più nel 2033.

Che cosa sta provocando questa estinzione? La confluenza di 4 tecnologie: cloud computing, big data, artificial intelligence, internet of things (IOT). 

Cosa ha accelerato l’impiego di queste tecnologie? Il bisogno di rispondere ad aspettative dei clienti/utenti che cambiano ad una velocità senza precedenti.

La pandemia ha rappresentato, a livello mondiale, un ulteriore acceleratore di investimenti. 

Se la trasformazione digitale incombe, dov’è l’Italia? 

Al 18° posto (su 27) nell’indice europeo DESI 2022, l’indicatore con cui la Commissione europea monitora i progressi digitali degli Stati membri. Il nostro punteggio è 49,3, sotto la media dei 27 e molto indietro rispetto a Paesi simili come Spagna (in settima posizione con 60,8), Francia e Germania, nonostante l’avanzamento di 2 punti rispetto 2021. 

Alcuni dati per inquadrare il nostro Paese (dati 2021): 

  • il 56% delle imprese italiane è in possesso di un sito web con funzionalità avanzate (21° posto nell’UE-27);  

  • siamo il 24° Paese in UE-27 per quota di persone con competenze digitali almeno di base;

  • abbiamo un’incidenza degli esperti in ICT sul totale degli occupati pari al 3,8% (rispetto a una media UE del 4,5%);

  • il 9% delle PMI (aziende tra i 10 e i 250 addetti) utilizza robot (fonte ISTAT); 

  • Solo un’azienda su tre scambia dati con Enti Pubblici (33,1%) e con la propria comunità di riferimento (32,9%) (osservatorio Ambrosetti 2022). 

Se mettiamo a fuoco cosa stanno facendo le aziende in Italia, vediamo che il 50% di quelle intervistate dallo studio EY Tech Horizon 2022 hanno recentemente attivato importanti trasformazioni digitali, contro il 39% del resto del mondo. Viene da domandarsi se le aziende italiane stiano digitalizzando o avviando trasformazioni digitali.

La distinzione non è di poco conto. Digitalizzare vuol dire automatizzare i processi, rendendoli diretti senza contatto umano; trasformazione digitale, significa che stanno davvero gestendo l'intera azienda in modo diverso, facendo in modo che le persone prendano decisioni in modo diverso, sfruttando la tecnologia e gli strumenti e il cloud e l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico, migliorando notevolmente l'esperienza dell'utente, esperienza del cliente

Quando si tratta di trasformazione digitale, uno dei grandi insegnamenti che abbiamo avuto è che non si tratta solo di tecnologia. Si tratta di processi, dei dati alla base di quei processi, si tratta di persone

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Come aiutare le aziende italiane ad accelerare la propria trasformazione digitale per coglierne le opportunità e minimizzare i rischi (di estinzione)

Quali presupposti per la trasformazione digitale?

Il mondo digitale, veloce e incerto, richiede grande flessibilità: mentale e organizzativa. Servono umani e organizzazioni con Digital Mindset, Digital Dexterity, Business Agility. 

  • Digital Mindset. Gli psicologi descrivono il mindset (mentalità) come un modo di pensare e orientarsi verso il mondo che modella il modo in cui percepiamo, sentiamo e agiamo. Una mentalità digitale è un insieme di atteggiamenti e comportamenti che consentono alle persone e alle organizzazioni di vedere come dati, algoritmi e intelligenza artificiale aprono nuove possibilità, e di tracciare un percorso per il successo in un panorama di business sempre più dominato da tecnologie intelligenti e ad alta intensità di dati. La capacità di sviluppare una mentalità digitale dipende dalla misura in cui le persone pensano a come interagire e utilizzare nuovi strumenti e come questi strumenti li possano aiutare a raggiungere prestazioni superiori.  

Non dimentichiamoci di quanto detto da Aaron Dignan, autore di Brave New Work:

digital isn’t software, it’s a mindset 

  • Digital Dexterity è la capacità di collaboratori e collaboratrici di adattarsi e adottare tecnologie esistenti ed emergenti nel loro ambito professionale per produrre risultati migliori per la propria azienda (Fonte: Gartner). Persone e organizzazioni che hanno Digital Dexterity mostrano le seguenti caratteristiche: lungimiranza (forward thinking), mindset flessibile, disponibilità all’adattamento, prontezza ai cambiamenti digitali (frequenti), approccio “digital-first”, decisioni data-driven, apprendimento continuo e diffuso. L’elevata Digital Dexterity in un'organizzazione aumenta di 3,3 volte la probabilità di successo di una trasformazione digitale. Tuttavia, solo il 16% di tutti i leader ha un'elevata destrezza digitale (Harvard Business Review, 2021). 

  • Business Agility. L'agilità è la capacità di un'organizzazione di rinnovarsi, adattarsi, cambiare rapidamente e avere successo in un ambiente turbolento, ambiguo e in rapida evoluzione. L'agilità non è incompatibile con la stabilità, al contrario. L'agilità ha bisogno di due cose: 1) la capacità dinamica, la capacità di muoversi velocemente: velocità, agilità, reattività; 2) una base stabile – una piattaforma, se volete – di cose che non cambiano. È questa spina dorsale stabile che diventa un trampolino di lancio per l'azienda, un punto di ancoraggio che non cambia mentre un sacco di altre cose cambiano costantemente. 

Un'organizzazione agile ha la capacità di: adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato, internamente ed esternamente; rispondere in modo rapido e flessibile alle esigenze dei clienti; adattare e guidare il cambiamento in modo produttivo ed economico senza compromettere la qualità; essere continuamente in vantaggio competitivo

Digital Mindset e Dexterity e Business Agility sono i presupposti “umani e organizzativi” per poter sviluppare nuove visioni strategiche e ridisegnare i modelli operativi aziendali centrati su clienti e utilizzatori e sui collaboratori/trici, basati sui dati, sulle tecnologie emergenti, in grado di attrarre e far crescere competenze digitali (ma non solo).

Quali potenzialità di innovazione dalla trasformazione digitale?

Le nuove tecnologie, applicate con competenza e visione, in organizzazioni agili, consentono di: 

  • ridurre drasticamente i costi;

  • migliorare enormemente la customer experience

  • sviluppare nuovi modelli di business.

Se colleghiamo la tecnologia all’innovazione, possiamo dire che la trasformazione digitale consentirà alle aziende di: 

  • Ottimizzare: fare sempre meglio (efficacia ed efficienza) prodotti, servizi, processi, metodi di produzione. Questo tipo di innovazione produce valore decrescente. Questa innovazione ha come focus il miglioramento delle innovazioni passate

  • Aumentare: aggiungere il livello digitale a prodotti, servizi, processi, modelli di business. Significa avviare la trasformazione digitale, lavorando sull’organizzazione, i processi, le persone e le loro competenze, la cultura. 

  • Mutare: è l’innovazione che consente all’azienda di mettere in discussione il proprio modello business e di creare valore. Richiede esperimenti radicali, confrontarsi con il “non-noto”. Servono nuove competenze, nuove persone, nuovi processi: questo è l’ambito dove le organizzazioni tradizionali fanno più fatica ad innovare, salvo poi essere travolte da competitor non convenzionali. Gli ecosistemi dell’innovazione aiutano a muoversi in questi territori percepiti come molto pericolosi. 


Autore: Laura Zanfrini, CEO di ZaLa Consulting srl - esperta di trasformazioni digitali e intelligenza artificiale.

Laura è inoltre co-coordinatrice scientifica dell’Executive Master Digital Transformation e Nuovi Modelli di Business e del Master Intelligenza Artificiale e Machine Learning di 24ORE Business School. 



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