31 gennaio 2023

Come diventare Placemaker

Tomaso Boyer e Sergio Galasso rispondono alla rubrica "Come diventare Placemaker"

Scopri a cosa serve il Placemaking, chi sono i Placemaker e in quale ambito possono lavorare.

Chi sono i Placemaker?

I Placemaker sono gli inventori dei luoghi che abiteremo, come li definisce Elena Granata nel suo ultimo saggio (Einaudi, 2021).

Il Placemaker attiva un processo con il quale si promuove e valorizza un territorio facendo emergere elementi di forza e potenzialità inespresse o sottoutilizzate. Si tratta di un lavoro che ha come esito la crescita di consapevolezza da parte delle comunità della propria identità e vocazione. Con questo processo è possibile quindi costruire o implementare politiche e progettualità per il rafforzamento della qualità della vita e la crescita sociale, culturale ed economica in un dato contesto territoriale.

I placemaker hanno competenze trasversali e possono avere percorsi professionali diversi: architetti, urbanisti, progettisti culturali, innovatori sociali, ma anche imprenditori, funzionari o sindaci.

A cosa serve il Placemaking?

L’obiettivo del Placemaking è quello di disegnare in maniera intelligente e sostenibile spazi pubblici, già esistenti o ancora da realizzare, per la diffusione di un modello di valorizzazione territoriale orientato sulle persone e la promozione di principi urbanistici e paesaggistici a misura d’uomo, che favoriscano la riappropriazione degli spazi pubblici da parte dei cittadini. 

L’approccio del Placemaking nasce in risposta alla necessità di operare al fine di creare nuove potenzialità strategiche per zone urbane o rurali che non riescono ad esprimere al meglio il loro valore (sociale, economico e culturale).

Il Placemaking integra discipline come l'architettura, il design urbano, l'architettura del paesaggio, l'arte pubblica e la programmazione culturale con e per le comunità; supera i loro confini concentrandosi su collaborazione, comunicazione e luogo invece che su progetti isolati, riunendo individui di ogni estrazione, interesse e talento.  

Il Placemaking abbraccia l'inclusività offrendo una piattaforma universale per il discorso. La partecipazione attiva di svariati tipi di stakeholder (pubblici o privati, cittadini o istituzioni) è il vero fulcro del Placemaking.

Al contempo, il Placemaking aiuta a costruire o rafforzare una narrazione e quindi una più consapevole comunicazione di un territorio verso l’esterno, favorendo l’arrivo di nuovi investimenti, un aumento del flusso di residenti temporanei e la promozione di reti e nuove alleanze sovralocali.

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Dove può lavorare un Placemaker?

Il ruolo del Placemaker è fondamentale in tutti i processi di trasformazione dei territori, in cui ha il ruolo di vero e proprio agente del cambiamento, in grado di animare innovativi processi di governance territoriale, ingaggio di comunità, valorizzazione delle risorse.

Il lavoro del Placemaker è quindi richiesto in accompagnamento ai soggetti che promuovono trasformazioni del territorio, interventi di rigenerazione urbana, progettazione di spazi pubblici, riqualificazione di aree dismesse, recupero di edifici in disuso, attivazione di servizi sociali e culturali di interesse generale.
Il Placemaker collabora quindi con pubbliche amministrazioni, studi di progettazione, imprese sociali, istituzioni culturali.

Quanto guadagna un Placemaker in termini di range, che naturalmente può variare dalla tipologia dell’azienda e dal settore?

Un Placemaker è una figura con competenze trasversali ed in grado di assumere ruoli di responsabilità all’interno di un processo di trasformazione territoriale. In base quindi all’esperienza, alla tipologia di interventi ed ai ruoli che è chiamato ad assumere, il range di guadagno di un placemaker si può quantificare tra i 25.000 e i 50.000 euro l’anno.

Come si svolge la giornata tipo di un Placemaker?

Il Placemaker svolge attività diverse: definisce gli obiettivi di un progetto con il referente decisionale (e.g. sindaco, direttore, RUP ossia il responsabile unico del procedimento, figura fondamentale nel ciclo di vita di ogni appalto che si occupa di garantire la correttezza e l'efficacia delle procedure..); collabora con i progettisti per immaginare le funzioni che un dato spazio potrà contenere, prima che i lavori inizino; interagisce con tutti gli stakeholder, definendo le modalità e il tipo di coinvolgimento che ciascuno potrà avere nel progetto; coordina l’implementazione delle azioni specifiche di progetto, assicurandosi che siano coerenti con l’obiettivo generale; imposta strategie di sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Quale consiglio vi sentite di dare a chi vuole diventare Placemaker?

Provare a sviluppare una mentalità ed un approccio multidisciplinari che permettano di affrontare e gestire tutti gli aspetti della trasformazione territoriale: dalla pianificazione agli aspetti di governance, dal coinvolgimento della comunità alla costruzione di partnership e reti strategiche, dalla promozione alla realizzazione di eventi, dal fundraising all’adesione a programmi di finanziamento nazionali ed europei. Ma soprattutto, avere una grande attenzione e passione per la trasformazione dei luoghi e delle comunità. Una visione che richiama la responsabilità di promuovere benessere sociale, sostenibilità ed un'equa crescita dei territori che abitiamo e abiteremo.

Tomaso Boyer e Sergio Galasso, co-fondatori di Itinerari Paralleli srl impresa sociale, sono docenti di 24ORE Business School al Master Management Culturale per lo Sviluppo Territoriale, in partenza il prossimo Aprile.




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