09 ottobre 2024
General Manager: cosa fa, stipendio, responsabilità e competenze
Il ruolo del General Manager (GM) è cruciale all'interno di un'organizzazione. ...
Si autodefinisce la zia dell'orientamento. Lei è Fabiana Andreani, professionista umbra con alle spalle un dottorato di ricerca in Linguistica, conosciuta sui social come @fabianamanager. Grazie alla sua esperienza, il suo caschetto blu e il piglio irriverente, in pochi anni è diventata un punto di riferimento per la generazione Z in tema di scelte professionali e consigli pratici per trovare il lavoro giusto.
Un approccio competente e diretto e uno stile anticonformista, che ha conquistato anche 24ORE Business School, dove Fabiana ha lavorato per sette anni come content manager, un'esperienza che ricorda lei stessa con molto piacere: "per sette anni mi son divertita molto, svolgendo un lavoro che è una fucina di esperienze; da un lato conoscevo i ragazzi accompagnandoli nel loro percorso verso le attività lavorative, dall'altro conoscevo le aziende e costruivo i master, creando insieme ai docenti dei percorsi che erano un unicum. E' stata una tappa fondamentare per scoprire i miei talenti. Quindi, devo dire solamente grazie".
Ecco cosa ci ha rivelato Fabiana Andreani sulle tendenze del mondo del lavoro (formazione e D&I in primis), sulle competenze che dovrebbe avere un giovane lavoratore e sugli errori più frequenti che quasi tutti fanno nei cv. Fatene tesoro.
1. In primo luogo, le nuove generazioni ricercano la felicità, ci racconta Fabiana Andreani.
2. Employer branding è la seconda tendenza del mondo del lavoro contemporaneo che caratterizza le aziende dove è interessante lavorare, come ci spiega l'influencer.
3. Si aggiunge poi un terzo trend, quello del lavoro ibrido, che ha di fatto cambiato le logiche del lavoro stesso, come puntualizza Andreani.
Sulle competenze fondamentali che un ragazzo o una ragazza di trent'anni deve avere per affrontare il mondo delle aziende, Andreani non ha dubbi e ne sintetizza tre.
"La prima competenza è certamente la capacità di apprendere del candidato, perché le aziende guardano il potenziale, cioè quanto è possibile formare la persona in ottica futura.
La seconda è la consapevolezza del valore della propria esperienza, perché in un mondo in cui siamo bombardati da modelli di eccellenza e velocità dobbiamo capire che ognuno di noi è unico e questa unicità costituisce il talento che portiamo in azienda e le aziende vogliono proprio questo tipo di racconto.
Infine, la terza competenza cruciale è relativa alle competenze digitali unite all'intelligenza artificiale, quindi si tratta di conoscere strumenti informatici di base, oltre alla lingua inglese, richiesta praticamente ovunque".
Nei moltissimi cv online che esamina @fabianamanager determinati errori ritornano spesso. Prendete nota per evitarli. L'esperta ce ne indica tre:
"Primo errore: alcuni scrivono il cv in maniera prolissa, in realtà il cv non è il racconto della propria persona, ma uno strumento molto mirato a una posizione, quindi vince la coerenza con quella posizione anche nel racconto e nell'elencazione delle esperienze.
Altro errore? Nel cv inoltre non si mettono i titoli: non ci si chiama - dottori - , né architetti, semmai si evidenzia la laurea o l'abilitazione a una professione, proprio perché preferiamo una comunicazione che sia di vicinanza, non di alterità. Non stiamo parlando a dei clienti.
Terzo errore: elencare le soft skill. Vi avverto che sia i recruiter che i software di screening li saltano perché non aggiungono nulla".
Il lavoro non va solo cercato, ma va anche attratto, sentenzia la specialista. "Quindi, essenzialmente avere un profilo LinkedIn curato conta, sia per quanto riguarda le parole chiave che ci rendono ricercabili, sia nella compilazione della sezione disponibile a lavorare con i ruoli richiesti, sia raccontando sé stessi con una formula personale;
in un'epoca in cui l'intelligenza artificiale ci scrive i testi, essere sé stessi nella comunicazione, nella sezione informazioni e nell'headline del profilo LinkedIn ci aiuta a far capire quella consapevolezza di cui parlavo. In più c'è anche la parte di partecipazione eventi/networking: grazie alla rete c'è infatti la possibilità di partecipare a eventi online, che possono aiutare".
E tra i consigli pratici per chi è alla ricerca di lavoro ci dice: "Contattate gli Hr su LinkedIn, ma con richieste mirate. Capite come quella persona vi può essere utile. Più la domanda è vaga e impegnativa, più a risposta tarderà ad arrivare".
Nei cv, nelle lettere di presentazione ma anche nei colloqui il termine esperienza è un po' abusato, sostiene @fabianamanager: "nel senso che bisogna vedere a cosa corrisponde l'esperienza. Le competenze attuali, valide e aggiornate sono quelle che fanno la differenza e sono quelle sulle quali, sostenute da risultati ottenuti e mansioni ricoperte dimostrabili, ci si differenzia per i ruoli più ricercati".
In un momento storico in cui si parla sempre più di upskilling e reskilling, la formazione conta tantissimo, come ci spiega la zia dell'orientamento: "da parte delle aziende è uno di quegli asset che consente di attrarre giovani candidati talentuosi, alla luce dell'esperienza che si può acquisire in una posizione che non dura spesso per tutta la vita. I giovani vogliono infatti fare un'esperienza che possa portare beneficio alla propria persona, grazie a nuove competenze, che contribuiscono a uno sviluppo del proprio profilo.
La formazione è essenziale nella talent attraction e nella possibilità di far crescere la nostra carriera: non possiamo pensare che il lavoro sia qualcosa di comodo su cui ci adagiamo, nel settore privano se non ti aggiorni sei facilmente sostituibile. Quindi, oggi la formazione è imprescindibile, con il vantaggio che è diventata sempre più fluida nelle forme e si adatta a tutte i ritmi di lavoro".
Diversità e inclusione sono due termini sempre più diffusi nei contesti aziendali, un binomio spesso accorciato con la sigla D&I e mutuato dal mondo del lavoro americano, dove è stato adottato alla fine degli anni '80 come riflesso di una società in mutamento.
"In Italia, ci spiega Andreani, ci sono persone che si occupano di D&I in azienda: al momento è un'attività a cavallo tra comunicazione e risorse umane. Ci sono spesso consulenti esterni che aiutano le aziende a ottimizzare i processi, ma anche figure che si occupano di valutare e certificare le aziende sulla parità di genere all'interno di un'impresa. Oggi D&I è da intendersi nel senso più ampio possibile: parliamo di background etnici di seconda generazione o di neurodiversità".
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Autore: Maria Teresa Melodia, Head of Digital Content e giornalista professionista
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