02 luglio 2024

Come un Master può aiutarti a contrastare il panico da futuro

Giulio Beronia, moderatore dell'Open Day di Giugno, analizza come affrontare l'incertezza del futuro che coinvolge i giovani laureati.

Il mercato del lavoro è ormai da molti anni per definizione in continua evoluzione, condizionato inevitabilmente dalle dinamiche socioeconomiche. Questo scenario rappresenta una sfida significativa per i neolaureati, che devono navigare in un ambiente lavorativo in cui le regole del gioco possono cambiare da un momento all'altro.

La sfida del nuovo mercato del lavoro

Per descrivere l'instabilità del contesto lavorativo contemporaneo viene solitamente usato l'acronimo VUCA (Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità), una situazione che non ha precedenti storici simili. Questo concetto (che qualcuno ha già rinominato da qualche anno in BANI- Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensibile) descrive un mondo in cui i cambiamenti avvengono rapidamente e in modo imprevedibile, situazioni in cui le condizioni non sono semplicemente instabili, ma caotiche.

Laurea in mano e domande in testa

Già di per sé la transizione dal mondo accademico a quello professionale non è sempre lineare e può portare con sé una serie di domande esistenziali del tutto fisiologiche: "Sono abbastanza preparato?", "Quale direzione dovrei prendere?", "Come posso distinguermi in un mercato del lavoro così competitivo?". Ma in questo contesto di modernità, il senso di nudità e smarrimento può diventare travolgente. Queste incertezze possono generare ansia e un senso di inadeguatezza, facendo emergere il bisogno di ulteriori strumenti per affrontare le sfide future.

Ma soprattutto, la domanda più importante che si potrebbe porre una persona in questo particolare momento decisionale sulla propria identità e sul proprio tragitto professionale è “Sono in grado di gestire l’incertezza da solo/a?”

Incertezza del futuro: come gestirla

Oggi la rapida trasformazione delle professioni traghettata dal digitale e dagli scenari di automazione, inoltre, non fa altro che accentuare la necessità di trovare dei terreni confidenti, degli habitat conosciuti su cui basare il proprio percorso di carriera o di crescita professionale anche per chi nel mercato del lavoro c’è già da un po’.

Ormai 15 anni fa, Dave Snowden delineava il celebre framework concettuale Cynefin (kəˈnɛvɪn - il termine gallese per “habitat”, “ritrovo", "conosciuto", "familiare") utilizzato per aiutare i processi decisionali definendo proprio la via di uscita per le situazioni che si presentano complesse, complicate o complesse, cercando di non trascendere nella vera e propria confusione. E come nel linguaggio delle emozioni, dove la paura e il timore ci segnalano la necessità di acquisire informazioni e conoscenza per placare l’ansia dell’ignoto, man mano che la conoscenza aumenta c'è una deriva in senso orario in questo modello decisionale, che inverte la rotta dal caotico, al complesso, al complicato, fino al semplice.

Le forze che portano alla tendenza catastrofica sono i pregiudizi, la superficialità, o quando la conoscenza viene dimenticata, quando vengono messe in discussione gli status quo o la mancanza di ordine fa si che le regole vengano imposte all’improvviso.

La formazione come via d'uscita

In questo scenario, allora, proseguire l’apprendimento o renderlo continuativo è il sentiero che può fare la differenza. Un Master, o comunque un percorso di alta formazione o di specializzazione funge da antidoto al panico da futuro, offrendo un trampolino di lancio verso una carriera più promettente e professionalmente soddisfacente.

Non si tratta meramente di prolungare il percorso accademico o di rimandare l’ingresso nel mondo del lavoro, bensì di arricchirlo con esperienze pratiche, competenze trasversali e una metodologia applicativa che simula efficacemente gli scenari dei contesti professionali con studi di caso, progetti pratici e tirocini.

La forza di un Master

Per definizione, un Master (il termine probabilmente correlato nella sua etimologia a magis “più, di più, maggiormente”) è progettato per andare oltre le conoscenze teoriche, ma anche per trasmettere un metodo applicativo, un framework nel quale imparare a muoversi nei contesti lavorativi reali, con approcci al problem solving, alla comunicazione, al teamworking, alla leadership, allo sviluppo del pensiero critico e analitico, all’adattabilità, che sono sempre altamente apprezzati nel mondo del lavoro. Queste competenze non solo aumentano l'occupabilità intrinseca di chi si mette in gioco con i percorsi formativi, ma preparano anche ad affrontare situazioni complesse e incerte con maggiore antifragilità e fiducia in sé stessi.

Una rete per la vita

Un altro aspetto cruciale di intraprendere l’avventura di un Master è la possibilità di costruire nel tempo una rete di contatti professionali; le collaborazioni con le aziende, i workshop con professionisti del settore e le attività di gruppo con altri studenti permettono di creare connessioni che possono rivelarsi preziose nel corso della carriere, magari anche non da subito, ma comunque in una crescita a medio termine; non si tratta infatti di ottenere opportunità lavorative hic et nunc, ma di avere anche mentori e modelli di riferimento che possono guidare e supportare i lifelong learners di ogni età nel loro percorso.

Un viaggio coraggioso verso le opportunità di carriera

Frequentare un Master può essere anche un acceleratore di carriera, laddove porti a una specializzazione in un campo specifico, rendendo i laureati più competitivi e attraenti per i datori di lavoro, ma anche per contaminare il proprio background di studi universitari con ambiti e materie complementari o attigue, permettendo di sviluppare un bouquet più ampio di competenze e conoscenze da spendere più agilmente nel contesto professionale.

Tornando allora alle questioni sull’incertezza e il panico da futuro, possiamo forse considerare che in parte si tratta di una realtà con cui molti neolaureati devono fare i conti per definizione; tuttavia, un master può rappresentare un potente antidoto a questa ansia, oltre che un vero e proprio viaggio di orientamento che permette di immergersi nei contesti professionali ed entrare in profondità con noi stessi, anche se dobbiamo adattarci e riadattarci in maniera continuativa in un mondo del lavoro complesso e mutevole. Senza aver paura del timore e della sensazione di essere scoperti, perché come scriveva Mark Twain “il coraggio è resistenza alla paura, padronanza della paura, non assenza di paura”.


Autore: Giulio Beronia, Generational Workforce Strategist | Employee Inclusion & Branding Designer | People & Culture Audio Producer



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