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Che cos’è la sostenibilità?
La parola sostenibilità indica una condizione di sviluppo in grado di “assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. Un concetto che dovrebbe essere posto alla base di ogni azione produttiva, sia essa privata o pubblica. Purtroppo, se guardiamo i modelli di sviluppo economico adottati dalla nostra società, vediamo spesso verificarsi l’esatto contrario, con poca attenzione all'uso di risorse naturali e alla produzione di rifiuti.
Cos’è lo spreco alimentare?
Lo spreco alimentare è uno dei grandi nemici della sostenibilità. Come afferma il direttore esecutivo dell’UNEP (Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), Inger Andersen, “[...] se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo più grande emettitore di gas serra”. Se pensiamo alla quantità di cibo che finisce nella spazzatura, circa 1 miliardo di tonnellate all’anno secondo il Food Waste Index, generando inutili costi in termini di risorse, non solo in fase di produzione ma anche di smaltimento, il collegamento è presto fatto. Combattere lo spreco alimentare è quindi uno dei primi passi verso un'economia più sostenibile e virtuosa.
Un esempio concreto di soluzione per ridurre lo spreco alimentare?
Accrescere la nostra consapevolezza sull’impatto che i diversi sistemi di produzione agricola hanno sull’ambiente, avere un approccio più responsabile nei confronti delle risorse impiegate nella produzione dei cibi e compiere scelte di consumo responsabili possono ridurre molto l’impatto sugli sprechi.
Quali sono le abitudini buone e cattive di consumo in Italia?
Partiamo da quelle cattive. Secondo i dati del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione europea, si stima che il 68% dei rifiuti alimentari siano generati dai consumatori finali e il nostro Paese ha purtroppo il primato assoluto sia complessivamente sia a livello medio annuale. Siamo in pratica il Paese più sprecone d’Europa (almeno se si guardano le analisi fatte tra il 2000 e il 2017) e a finire nel cestino della spazzatura sono soprattutto verdura, frutta e cereali. Abitudini sulle quali però è possibile intervenire e, considerando che il 10% delle emissioni di gas a effetto serra sono generati dagli sprechi alimentari, questo cambiamento va fatto al più presto. Consumare acqua e suolo per produrre cibo che poi viene buttato è un assoluto controsenso.
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