29 novembre 2024
Innovazione, sostenibilità e procurement: le tre tendenze chiave per il futuro delle imprese, nella partnership tra 24ORE Business School e Pneumax
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Volto amatissimo di Sky Sport, Cristiana Buonamano, romana trapiantata a Milano, ci racconta la sua carriera e la sua visione in tema di donne e sport, un ambito che conosce molto bene e nel quale si è affermata con successo.
Il mio percorso professionale nasce in...culla! Mai pensato di fare altro. O meglio per qualche anno una indecisione mi ha accompagnata: attrice o giornalista? Poi il fuoco sacro della notizia ha prevalso. Condurre un tg sportivo è diventata la mia mission e dopo la necessaria gavetta tra radio e tv private romane sono arrivata, dopo accurato provino, a Sky Sport.
Mai sentita discriminata e non ricordo episodio poco simpatico in tal senso. Quando ho cominciato la figura femminile non dico fosse una novità nel campo del giornalismo sportivo, ma nemmeno presente come oggi. Se eri brava, i tuoi spazi li avevi. Io i mei me li sono sempre presi e di indole tendo a non cadere in certi banali refrain.
La parità di genere è un argomento che richiederebbe la stesura di un trattato filosofico-scientifico. Non avendone tempo mi limito a dire che nel mio lavoro, come in tutti, ci sono ambiti per i quali la figura femminile è più portata e ambiti per i quali lo è l'uomo. Siamo diversi. E volerci fare uguali a tutti i costi è impoverire le potenzialità di entrambi i generi.
È la storia più vecchia del mondo. Non viviamo sulla montagna del sapone. È ovvio che il solito occhio voglia la solita parte ma per entrambi i generi. Se in tv, io donna, vedo un bell'uomo alzo il sopracciglio, faccio commenti e apprezzo. Poi attivo il mio orecchio e le mie sinapsi. Usciamo dal gioco del mettiamo la bella in tv perché fa audience. Nel mio campo funziona fino a un certo punto. Il pubblico è preparato, ha una sua cultura sportiva e vuole la notizia ben posta, argomentata e commentata. Alla lunga l'avvenenza fine a sé stessa annoia, stufa e non paga e il pubblico cambia canale.
Le principali barriere? Siamo noi stesse. Che se va bene ci accontentiamo. Se va male ci sentiamo di non poter ambire a certe posizioni.
Qui il trattato sarebbe di economia e non ne ho le competenze. Problema che non mi appartiene, fortunatamente. Comunque tendo a essere pessimista sull'argomento. Non credo che la piena parità si raggiungerà mai.
Mi hanno ispirata quasi solo le donne: Audrey Hepburn, Carmen Lasorella, Lilly Gruber. La prima è mio mito assoluto! Eleganza, classe, savoir faire e poi ricordate? Volevo fare l'attrice. Le altre due? Volendo essere un mezzobusto negli anni '80 chi dovevi guardare, se non loro? Unico uomo? Paolo Valenti, conduttore del più grande e inarrivabile 90º minuto.
Credete in voi stesse. Perché nessuno lo farà più di voi. La mattina guardandovi allo specchio datevi il buongiorno e sorridetevi.
Esperienza wow! Mi sono portata dentro tante splendide esperienze di vita. E tanti splendidi ventenni pronti a prendersi il futuro.
Autore: Maria Teresa Melodia, Head of Social & Digital Content e giornalista professionista
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