15 aprile 2024

I successi di 24ORE Business School: dal master al mondo degli eventi con Egidio Alagia

Scopri la storia professionale di un ex studente della nostra scuola. Ecco come il master ha influito sul suo iter professionale.

Egidio Alagia, nato a Magenta (Mi) nel 1984, ci racconta il suo percorso nella comunicazione degli eventi, dopo la formazione in 24ORE Business School.

Egidio, di cosa ti occupi oggi e qual è il tuo percorso professionale?

Oggi sono founder del progetto Divergens, nato da FDO - For Disruptors Only, un ciclo di eventi che ho lanciato nel 2018. Siamo partiti dagli eventi, il nostro vero core business, per arrivare a connettere persone ribelli, innovative, pronte a cambiare idea. Oggi accompagniamo le aziende in tutti quei cambiamenti culturali necessari per rimanere competitive sul mercato.

Il mio percorso è il tradizionale percorso non lineare. Laurea in Management e ingresso nell’azienda di famiglia tra ingegneria naturalistica, manutenzione del verde e agricoltura innovativa. Da lì mi avvicino al mondo della comunicazione e soprattutto a quello degli eventi di networking, al mondo delle pubbliche relazioni, allenato da un’esperienza come Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Alto Milanese nel triennio 2014-17. Apro la partita iva e inizio a lavorare da freelance, fino alla scommessa nel 2020 di entrare in un’agenzia di comunicazione per sviluppare l’area “Eventi”.

Raccontaci come il Master conseguito alla 24ORE Business School ha contribuito alla tua formazione?

Nel 2020 decido di sfruttare il momento di rallentamento forzato dal Covid per formarmi.

Mi iscrivo quindi al Master in Digital Specialist allo scopo di iniziare a parlare la stessa lingua dei miei colleghi e delle persone con le quali mi stavo interfacciando. Il master ha contribuito in modo forte alla mia formazione: ho praticamente cambiato lavoro e guardato con occhi diversi i progetti e gli eventi che avevo lanciato, vedendo potenzialità che prima non vedevo perché sprovvisto dei giusti strumenti.

Qual è stata la forza del Master?

La forza del master è stata quella di aver toccato tanti aspetti diversi, fruibili anche da persone che si affacciavano al mondo del digital senza un’esperienza pregressa. Grazie a un fitto scambio con i partecipanti e i docenti e materiale a disposizione che ancora consulto, questo percorso si è rivelato essere la strada giusta per approcciarsi al digital marketing con un taglio integrato. Organizzando eventi, alcuni compagni li ho poi ritrovati nel pubblico, con altri abbiamo provato a fare attività insieme, alcuni docenti sono diventati speaker in alcune serate. Insomma, il rapporto è andato avanti anche dopo la conclusione del master.

Perché e a chi consiglieresti questo percorso?

Consiglierei questo percorso per un motivo particolare: dopo l’università ho fatto corsi di formazione ma mai uno così lungo e strutturato. Mi sono reso conto di come oggi sia fondamentale non perdere il metodo di studio, rimanere abituato ad approfondire e apprendere. Studiare ti fa rendere conto di come sia fondamentale rimanere sempre aggiornato, è un percorso di continua crescita. Fare un master dopo qualche anno dalla laurea è stato il miglior modo per rendersene conto.

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Cos’è per te il successo? Di quali ingredienti si compone dal tuo punto vista?

Penso che il successo abbia un significato diverso da persona a persona, e che il suo significato cambi anche all’interno delle varie fasi della vita. Per me significa guardarsi allo specchio la sera sapendo, in cuor tuo, di aver fatto il massimo possibile. Nel lavoro, nella vita privata, nella creazione di valore. Non è un momento, è un processo, è un percorso.

Per questo, il talento è una componente, la fortuna o la sfortuna anche, ma penso nasca soprattutto dai valori. Dall'essere felice e a focus con la propria vita.
Se il successo lo misurassi su chi ha più successo di te, non lo raggiungeresti o peggio, raggiungendolo ti potresti rendere conto che non ti fa felice, perché hai fatto la gara con il traguardo di un’altra persona.

Ritieni di aver raggiunto il successo?

Non sento di aver raggiunto il successo, penso di essere bravo in quello che faccio perché so che ci sono persone più brave di me a fare la stessa cosa. Questo mi porta a cercarle, frequentarle, a non sentirmi mai appagato. Collegandomi alla risposta precedente, non vedo il successo come un momento o un traguardo, ma come un percorso.

In cinque anni ho fatto più di 80 eventi, coinvolgendo più di 300 speaker, hanno partecipato circa 8.000 persone, ma se dovessi chiedermi: “qual è stato il miglior evento che ho organizzato?”, so che la risposta sarebbe una sola: il prossimo. Il mio successo è quando ragazze e ragazzi under 25 vogliono entrare nella squadra di Divergens, perché mi fa capire che questo progetto per una persona che ha tutta la carriera davanti, ha un senso, è una scelta. È una bella responsabilità.

Ci sono degli errori grazie ai quali sei diventato il professionista di oggi?

Sono il professionista che sono oggi soprattutto grazie agli errori; le vittorie servono perché ti fanno capire che stai andando nella direzione giusta, ma come ha detto Mike Tyson: “tutti hanno un piano finché non prendono un pugno in faccia”, e gli errori sono i “pugni in faccia” che ti rimettono con i piedi a terra, che ti ricordano che la cosa che hai sbagliato, avresti potuto farla diversamente, che la cosa che hai fatto bene, avresti potuto farla meglio.

Forse l’errore che ho fatto più spesso e che continuo a fare è la selezione delle cose da non-fare, le persone da non-frequentare. I sì detti per gentilezza a volte generano problemi, oggi saper scegliere a cosa dire no aiuta a rimanere concentrati sulle cose importanti, ci sono troppe distrazioni.

Nel tuo percorso professionale e umano c’è o c’è stata una persona o un personaggio fonte d’ispirazione? Insomma, chi è il tuo modello di successo?

Arrivo da una famiglia di imprenditori, mio padre e mia madre sono stata fonte di ispirazione ma, soprattutto, mi hanno insegnato l’etica del lavoro, quella che all’università o durante un master non impari. Mi hanno insegnato a rispettare qualsiasi tipo di lavoro, che le scorciatoie non esistono, che tutto parte dai principi e dai valori, che le persone vanno valutate per quello che possono fare, e che vanno messe nei contesti migliori per essere sé stesse e lavorare serenamente, che il lavoro è sempre collettivo, mai individuale.

Come modello di successo prenderei Steve Jobs, Steve McQueen, JAY-Z, Richard Branson, Yvon Chouinard e farei un bel mix. Inserisco anche Elon Musk: ogni tanto fa uscite strane ma poi guardi a quello che ha fatto e cosa gli devi dire.

Condividi con noi il tuo sogno lavorativo?

Il mio sogno lavorativo è creare qualcosa che abbia impatto, e che non venga mai vissuto come qualcosa di mio ma di condiviso. Nel mondo imprenditoriale ci sono alcune dinamiche purtroppo un po’ tossiche, che generano ansia e una costante sensazione di inadeguatezza. E non riguarda solo i più giovani.

Sogno un mondo dove nelle copertine e come modelli culturali ci siano anche quelli che abbiamo chiamato R.I.O.T. cioè Rebels, Innovators, Outlaws, Troublemakers. Quelli che non misurano tutto in soldi e fatturato, quelli che sono grati quando dopo un evento un ospite gli dice: “grazie per la serata di oggi, mi è servita”. Quelli che noi chiamiamo Divergenti.


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Autore: Maria Teresa Melodia, Head of Digital Content e giornalista professionista



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