31 ottobre 2024
Digital Project Manager: cosa fa, stipendio, responsabilità e competenze
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Simona Attico, classe 1986, molisana di Campobasso ma friulana d'adozione, ci racconta la sua carriera nel campo delle risorse umane, dopo la formazione in 24ORE Business School.
Sono Talent Acquisition & HR Communication Manager presso un’importante CDMO (contract development and manufacturing organization) global player sul mercato dell’Health & Beauty Care. La mia funzione coniuga le strategie di talent attraction ed employer branding per individuare i migliori candidati e nutrire la pipeline di talenti, aumentando la visibilità e la reputazione dell’azienda sul mercato del lavoro. Inoltre, ci avvaliamo di strumenti e strategie di comunicazione per rafforzare l’identità e la cultura aziendali, favorire l’employee experience e rafforzare il senso di appartenenza all’organizzazione.
Oggi sono una manager e coordino un team di tre risorse, ma il mio percorso professionale è iniziato timidamente come stagista (ho fatto la gavetta!) dando sfogo alla laurea in Filosofia e psicologia cognitiva dopo alcuni anni trascorsi nel mondo dell’editoria inseguendo la passione per il giornalismo. Mi sono fatta le ossa con un ruolo HR molto rotondo: spaziavo dalle selezioni del personale alla gestione amministrativa fino a piccole attività di comunicazione interna che mi hanno permesso di portare un po’della mia vena giornalistica al servizio dell’azienda. Man mano che l’azienda cresceva sono cresciuta anche io in un progressivo affinamento di competenze e di consolidamento di ruolo, che mi ha portata a diventare responsabile della funzione di Talent Acquisition, che oggi opera come servizio corporate per tutte le realtà italiane del nostro Gruppo, e ad avviare una funzione di HR Communication di respiro globale.
Il master HR Specialist è stato cruciale perché l’ho svolto in un momento molto delicato della mia carriera professionale: sentivo che qualcosa nel mio percorso stava cambiando, avevo bisogno di completare la mia formazione e conoscere ad ampio raggio il mondo delle HR; la piccola porzione che vedevo nel mio quotidiano non mi bastava più. Desideravo conoscere per orientarmi, per capire se ero sulla strada giusta e quale avrei dovuto imboccare per crescere, per fare di più per me ma anche per portare ancora valore all’azienda. Il master ha ampliato la mia visione permettendomi di conoscere anche quegli ambiti applicativi che non avevo l’opportunità di toccare con mano in azienda perché fuori dai miei confini operativi, ma necessari per una visione più ampia e per predisporre il terreno al fine di crescere in un’organizzazione in forte evoluzione.
Il confronto con docenti altamente qualificati e i lavori d’aula, la sinergia con i compagni di master, il confronto tra esperienze e contesti diversi mi hanno aiutata ad avere un approccio pratico, concreto e tangibile all’esperienza formativa.
Ritengo che sia un percorso molto importante per chi ha già mosso i primi passi nel mondo delle risorse umane e vuole irrobustire le proprie conoscenze, avere una panoramica sulla vastità delle tematiche HR, mirare meglio il proprio percorso di carriera e portare valore alla propria organizzazione.
Ritengo che il successo sia una conseguenza, più che un obiettivo. È il risultato di una serie di azioni, pensieri, strategie ben ponderate e perseguite che, passo dopo passo, portano al raggiungimento di un risultato rilevante per chi lo persegue, ma capace di orientare ed ispirare anche le azioni degli altri. Per questo motivo si compone di focalizzazione verso l’obiettivo, di determinazione nel raggiungerlo, di una buona dose di coraggio (perché spesso la strada è in salita!), di capacità di alzarsi dopo le cadute, di collaborazione e di condivisione perché nessun successo è mai la celebrazione del singolo ma sempre il risultato di uno sforzo condiviso e/o condivisibile.
Seguendo la logica del ragionamento descritto nella risposta precedente, per me il successo non è uno status quo, piuttosto è un atteggiamento che porta ad un continuo tendere ad esso, è la voglia costante di migliorarsi, è la soddisfazione per aver scalato un obiettivo e il desiderio di mettersi in gioco di nuovo, è la consapevolezza di poter fare qualcosa di meraviglioso e di grande per sé e per gli altri. È la capacità di dare l’esempio, di lasciare un testimone, un segno tangibile del proprio percorso. Il mio successo, quindi, è semplicemente la soddisfazione per il percorso intrapreso, l’avere un team coeso che cammina accanto a me e il riuscire a trovare sempre nuovi stimoli per guardare lontano.
Sbagliare è fondamentale anche se ancora oggi ci sono organizzazioni che condannano l’errore e creano nelle persone l’ansia dello sbaglio, bloccandole nelle proprie capacità espressive e d’azione; quella dell’errore è una cultura che, se ben trasmessa, può favorire e incoraggiare l’apprendimento. Al mio team dico sempre che il problema non è sbagliare ma reiterare nello sbaglio, la miopia nelle cose, la perseveranza nell’errore, l’indifferenza, la scarsa umiltà.
Sono abituata a cercare i miei modelli di riferimento attorno a me, mi danno un senso di tangibilità, concretezza. Ammiro e sono riconoscente ai fondatori della realtà nella quale opero, due imprenditori che passo dopo passo sono riusciti a trasformare un’azienda a gestione familiare in una multinazionale leader globale nel settore dell’Health Care, dimostrando doti professionali straordinarie, capacità di visione, coraggio, genio imprenditoriale e un’incrollabile umanità.
Più che un sogno è un augurio: continuare ad avere progetti da realizzare, crescere e trovare soluzioni in grado di rendere l’employee experience delle persone gratificante e di successo.
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Autore: Maria Teresa Melodia, Head of Social & Digital Content e giornalista professionista
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